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Si vendono più case, ma a Torino prezzi ancora in calo

Postato da PG servizi immobiliari on Aprile 18, 2018
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Da La Stampa del 12 aprile 2018

Buone notizie dal mercato immobiliare torinese: vitalità e ottimismo sono le parole chiave per decifrare quest’ultimo anno, anche se non tutti i parametri sono davvero positivi. Bene le compravendite che nel 2017 a Torino sono state 12.940, con un aumento del 4,9% rispetto l’anno precedente. I dati emergono dall’Osservatorio Immobiliare 2017, condotto da Fiaip Torino e risultano coerenti anche con il Borsino immobiliare diffuso da Fimaa.

Per quanto riguarda i singoli quartieri, la città risulta spaccata con le classiche zone centrali o vicine ai servizi che si stanno riprendendo e quelle semi periferiche e periferiche che arrancano molto. Ma c’è qualche sorpresa, come Crocetta che perde il 3,5%.

Le zone dove si riscontrano le maggiori perdite di valore tra il 6 e il 7,5%, sono Falchera, Barriera di Milano, Lucento e Vallette, cui si aggiungono le più centrali Aurora e Lingotto dove le problematiche sociali legate all’immigrazione hanno pesato notevolmente sulle quotazioni. Ancora molti i quartieri nei quali i prezzi continuano a calare come Mirafiori sud del 4%, Madonna di Campagna del 3,6% In sensibile aumento i quartieri dove i prezzi si sono stabilizzati: per esempio Gran Madre, Cenisia e Pozzo Strada (meno 1%) e Piazza Vittorio Veneto, Madonna del Pilone, Sassi e San Donato (più 1%). Tra le zone dove i prezzi invece sono cresciuti maggiormente troviamo l’area di Piazza San Carlo (3,4%) e Cit Turin (3,3%), unica zona di Torino a registrare sempre il segno più negli ultimi anni. Per tutta la città vale comunque la regola che la riqualificazione urbana gioca un ruolo chiave nella valorizzazione degli immobili. Per la presidente dell’Ascom, Maria Luisa Coppa, «da sempre il commercio e l’immobiliare rappresentano due sensibili cartine di tornasole per la nostra economia. Analizzando i dati macro-economici ci si accorge che le prime avvisaglie delle difficoltà degli ultimi dieci anni, così come i dati che dal 2014 ci segnalano che il vento sta lentamente cambiando, provengono proprio da questi due comparti di riferimento».

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